Fondazione Provinciale della Comunità Comasca

Fondazione di comunità ed università del territorio, insieme per diffondere la cultura del dono

La mission di ogni fondazione di comunità è quella di promuovere la cultura del dono nel proprio territorio, aiutare ed assistere chiunque voglia fare qualcosa di concreto per il bene comune nella speranza di garantire un futuro migliore alle persone che fanno parte della comunità. Proprio per questo la Fondazione Provinciale della Comunità Comasca onlus ha trovato un validissimo partner nell’Università degli Studi dell’Insubria, un’Università giovane e particolarmente attenta ai bisogni del proprio territorio ed ai cambiamenti sociali che qui si generano. La collaborazione tra i due enti si è concretizzata in un Master per promotori del dono, all’interno del quale sono state pensati alcuni momenti di dibattito aperti a tutta la comunità e volti a promuovere il dono ed analizzarlo sotto differenti prospettive.  Sono state programmate, ed in parte già realizzate, quattro lezioni magistrali in cui importanti professori analizzano il valore del dono dal punto di vista filosofico, economico, sociologico e psicologico.

Dono e filosofia

Lo scorso 5 maggio nello splendido chiostro, adiacente alla basilica di S. Abbondio, ora sede dell’Università degli Studi dell’Insubria, il prof. Lorenzo Biagi, antropologo e filosofo docente dell’Università salesiana di Venezia, ha tenuto la prima lezione magistrale del ciclo sul dono. Secondo il relatore, anche senza che ce ne accorgiamo, il dono rappresenta una costante che inabita le nostre esistenze, proprio con la sua semplicità e ordinarietà. Ed anche se le logiche economiche dalla fine del XVII secolo hanno promosso il pensiero dominante dell’interesse e dell’utile, le pratiche del dono hanno continuato e continuano a dare senso al nostro stare assieme. Poi continua citando A. Caillé: “La gente crede che il dono e la generosità siano inutili fronzoli, sentimenti polverosi gettati in soffitta. Questa idea viene fatta valere con un bombardamento quotidiano dal modello economico dominante, secondo il quale non solo il mercato e gli scambi monetari ma anche l’apprendimento, il matrimonio, la fede religiosa, l’amore e l’odio, la giustizia e il delitto, sono regolati dalla logica egoistica. E invece il dono ha un ruolo oggi come lo aveva nel passato delle società umane” (A. Caillé).

Il dono, secondo Biagi, costituisce il vero dinamismo generatore di ogni comunità e di ogni società. Il dono non è una questione di buoni sentimenti ma ciò che concerne il fondamento del vivere insieme degli uomini: l’obbligo di reciprocità nello scambio non è una risposta a specifici poteri legati agli oggetti, ma una concezione cosmica che presuppone una circolazione eterna delle specie e degli esseri (M. Mauss).

Alain Caillé propone il “paradigma del dono”, ponendo in termini nuovi la questione della nascita del legame sociale: e se fosse il dono l’elemento attraverso il quale gli uomini creano la loro società? Il dono diventa in questo caso promotore di relazioni. Ciò che apre la strada al dono è la volontà degli uomini di creare rapporti sociali, perché l’uomo, come ha notato Marco Aime, non si accontenta di vivere nella società e di riprodurla come gli altri animali sociali, ma deve produrre la società per vivere.

L’Homo donator non è un uomo irreale ed utopistico, ma l’uomo integrale, cioè l’uomo nel suo senso più recondito e più autentico.

Dono ed economia

Nel secondo appuntamento i comaschi hanno accolto il prof. Ivan Luigi Vitali, docente della Scuola di Economia Civile e di Discipline economiche e Sociali all’Università Bocconi, che ha affrontato le definizioni di dono e donare come introduzione per comprendere il rapporto tra dono e società, tra la semplificazione antropologica dell’homo oeconomicus e la cultura secondo cui l’individuo è completamente assoggettato alle regole della società di appartenenza. Il relatore ha poi continuato discutendo la tesi della centralità del dono nei rapporti sociali, nella creazione di legami fiduciari, nel generare valore, anche ma non solo, economico.

Dopo una parentesi sul concetto di “valore” in economia, Vitali ha affrontato il paradigma del dono introducendo una riflessione sul “valore di legame”, legato alla capacità del dono di creare relazioni sociali, di sviluppare dinamiche virtuose attraverso “giochi ripetuti” (nel senso della teoria dei giochi), fiducia, valore.

Il docente ha proseguito con un confronto tra l’economia del dono e quella di mercato (in particolar modo quella capitalistica), mostrando come l’eliminazione del dono dall’arena economica abbia portato a “miti” e promesse del capitalismo falsi e dannosi.

Infine ha elogiato l’economia civile, indicandone l’essenza di “economia del dono”, evidenziando come il mercato civile sia lo spazio di espressione del benefico comune e della reciprocità e come, quando la relazione, la fiducia e la cura dei beni comuni diventano beni scarsi, il mercato esaurisce la propria funzione per diventare luogo di esclusione, povertà, speculazione, violenza.

La sociologia del dono

Giovedì 8 giugno è stata la volta di Mauro Magatti, noto sociologo docente dell’Università Cattolica di Milano, che ha affrontato il tema del dono da un punto di vista sociologico.

Sociologo ed economista, laureato  in Discipline Economiche Sociali (DES) all’Università Bocconi di Milano nel 1984, Mauro Magatti ha conseguito il PhD in Social Sciences a Canterbury (UK) nel 1991. Ricercatore universitario dal 1994 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell Università Cattolica di MIlano, dal 2002 è professore ordinario in Sociologia generale. Attualmente è Permanent Research Fellow del Centre for Ethics and Culture della Notre Dame University (US). Nel corso degli anni, ha pubblicato numerose monografie e saggi su riviste italiane e straniere, partecipando a  network universitari internazionali e  dirigendo  progetti   per  svariate agenzie.

Secondo il prof. Magatti, il dono costituisce una delle forme originarie dello scambio tra esseri umani. Una forma che rimane attuale anche nelle società avanzate di mercato. Costruendo obbligazioni, strutturando ritualità, aprendo nuovi spazi di gratuità, il dono è un elemento imprescindibile per comprendere le dinamiche della nostra vita insieme. Su questa base, la riflessione è arrivata a considerare la crisi dell’attuale società dei consumi e a prospettare nell’idea di generatività  sociale – come forma particolare di dono- una possibile via d’uscita.

La psicologia del dono

Paolo Guiddi, psicologo e formatore, dottore di ricerca in psicologia sociale e docente di metodi e tecniche di conduzione di gruppo e di psicologia dei gruppi e di comunità presso l’Università Cattolica, sede di Milano e di Brescia ha chiuso il ciclo di conferenze il 22 giugno 2017.

Per lo psicologo, enucleare il senso di cosa sia dono è un percorso problematico (Currò, 2005, p. 14): il  solo sguardo alla  molteplicità dei  punti  di  vista  disciplinari  che  hanno  affrontato  questo  tema,  in anni  più o  meno recenti, rimanda alla sua complessità costitutiva ed alla molteplicità dei punti di vista da cui è possibile studiarlo. Benchè complesso,  trattare  il  tema  del  dono  oggi  più  che  mai è importante, perchè permette di guardare in modo nuovo alla qualità delle relazioni e dei  valori prevalenti nella società (Titmuss, 1971, p. 59). A fronte del fallimento del capitalismo che ha delineato il vivere sociale degli scorsi decenni, si assiste oggi a ritrovate e desiderate forme di rapporto sociale che rimandano a legami sociali di tipo non contrattualistico, che paiono essere quindi scevri da interessi di tipo economico. La società attuale sta allora oggi assistendo a ritrovate forme di costruzione di legame sociale? Il dono disinteressato e gratuito di sè, del proprio tempo e del proprio desiderio di relazione sta forse portando ad un ritrovato legame sociale? Quali motivazioni ci spingono al dono gratuito? Quali indicazioni dalle ricerche? Quale impegno dei giovani? Queste le domande che hanno guidato l’incontro.

Benefici fiscali

Donando alla Fondazione di comunità il donatore, che sia una persona fisica oppure giuridica, può godere dei massimi benefici fiscali previsti dalla legge. Inoltre la Fondazione tutela il donatore da qualunque possibile contestazione.

Quali sono i benefici fiscali previsti dalla legge italiana?

Una persona fisica può scegliere se:

  • detrarre dall’imposta lorda il 30% dell’importo donato, fino ad un massimo complessivo annuale pari a 30.000 euro (art. 83, comma 1 del D. Lgs. 3 luglio 2017, n. 117)
  • dedurre dal reddito le donazioni, per un importo non superiore al 10% del reddito complessivo dichiarato (art. 83, comma 2 del D. Lgs. 3 luglio 2017, n. 117)

Un’impresa può:

  • dedurre dal reddito le donazioni per un importo non superiore al 10% del reddito complessivo dichiarato (art. 83, comma 2 del D. Lgs. 3 luglio 2017, n. 117)