Fondazione Provinciale della Comunità Comasca

Nuovi orizzonti per la YouthBank

Alcuni YouthBanker sono stati in visita a Napoli per la prima tappa di un progetto promosso dalla Fondazione Paolo Fagetti onlus e dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca per raccontare l’iniziativa e scambiare buone pratiche sui progetti di coinvolgimento giovanile.

 

“C’è solo una cosa che a Napoli non potete comprare, la felicità, perchè quella ve la devono regalare”. Ed è così che YouthBank ancora una volta è riuscita a regalarci emozioni. Grazie ad un gemellaggio con alcune fondazioni e cooperative napoletane avvenuto nel weekend dell’8-10 marzo, alcune di noi ragazze della YouthBank hanno avuto la splendida possibilità di entrare in contatto con un contesto completamente diverso dal nostro. Lo scopo? Creare un’occasione di confronto e di riflessione con altre realtà che, come la YouthBank, operano nel terzo settore, ma anche piantare il seme per fare eventualmente germogliare a Napoli il progetto della YouthBank, che al momento nel nostro Paese è presente in modo stabile solo sul territorio comasco.

Appena arrivati nel capoluogo campano abbiamo incontrato alcuni ragazzi della Fondazione di Comunità San Gennaro, attiva dal 2014 grazie alla volontà di diversi enti del territorio. Si tratta di un progetto che nasce dal basso per rispondere alle esigenze degli abitanti del quartiere Sanità di Napoli. Oggi la fondazione offre ascolto alla comunità e fornisce soluzioni a problemi complessi attraverso progetti come La Rana Rosa, volto a promuovere l’offerta educativa e culturale del Rione, nonché creare uno sportello di ascolto psicologico per tutti. La fondazione si occupa anche di altri servizi, come il doposcuola che offre a bambini e ragazzi la possibilità di seguire attività diverse in base ai loro interessi.

I membri della Fondazione San Gennaro ci hanno insegnato che la bellezza è educazione, e partendo da questa idea hanno avviato un progetto di riqualifica del patrimonio artistico e culturale in collaborazione con la Cooperativa La Paranza, una realtà creata dai giovani. Questa iniziativa è inquadrata nell’impegno generale di conferire nuova vita alla Sanità, trasformandola da quartiere ad elevato tasso di criminalità a meta turistica e polo culturale. Si tratta inoltre di un progetto volto a creare nuovi posti di lavoro per i giovani, fornendo in questo modo opportunità concrete all’interno del loro Rione natale, così da disincentivare l’illegalità e donare la speranza di un futuro migliore.

 

La seconda tappa del nostro viaggio è stata la Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli, dove abbiamo avuto il piacere di confrontarci con il segretario generale Giuseppe De Stefano. Si tratta di una delle prime fondazioni di comunità nate in Campania che lavora ormai dal 2010 nell’ambito socio-assistenziale a Napoli. Il suo scopo è stimolare lo sviluppo del territorio sostenendo le iniziative del terzo settore, facendo fronte alle esigenze della popolazione e tamponando là dove lo Stato non arriva. Interesse primario della Fondazione è la sostenibilità dei progetti nel tempo in modo tale che possano avere durevolezza: si tratta di uno degli obiettivi principali anche dei bandi YouthBank del comasco.

La Fondazione punta sulla formazione ai mestieri dei giovani, avviando ad esempio corsi in collaborazione con Rossopomodoro e Caffè Borbone. Attraverso questo progetto i ragazzi acquisiscono importanti capacità che permettono loro di avviare attività in proprio. Si può dunque cogliere anche in questo caso il tentativo di indirizzare le persone ad un lavoro onesto per allontanarle dal mondo dell’illegalità.

De Stefano si è espresso entusiasta nei confronti del progetto YouthBank e si è dichiarato interessato a valutare la possibilità di creare una YouthBank a Napoli, magari nel quartiere di Piazza Mercato, un luogo potenzialmente adatto in quanto frequentato da giovani molto attivi nel settore socio-culturale grazie all’Associazione Gioventù Cattolica Asso.Gio.Ca.

Il terzo incontro del nostro soggiorno napoletano è stato con la Cooperativa l’Uomo e il Legno di Scampia, che da vent’anni opera nell’ambito sociale attraverso l’erogazione di servizi socio-educativi e percorsi di formazione rivolti a persone svantaggiate come consumatori di sostanze, detenuti e e comunità rom. Tra gli obiettivi, lavora anche per contrastare la dispersione scolastica attraverso un impegno attivo specialmente nei campi rom (unica realtà che si fa carico di questa comunità), così da dare a tutti i bambini pari opportunità.

Rita Caprio, presidente della Cooperativa, ci ha raccontato che nel corso degli anni ci sono stati ostacoli burocratici che hanno complicato il lavoro ma la Cooperativa è andata avanti con le sue attività, motivata dal desiderio di cambiare le cose e dall’amore per il territorio e per la comunità di cui fa parte, a cui vuole donare un futuro più luminoso. Rita ci ha invitato a riflettere sull’importanza di spiegare alle persone – specialmente gli strati definiti ‘svantaggiati’ della popolazione – che se si desidera un cambiamento è indispensabile impegnarsi attivamente per ottenerlo, invece di rammaricarsi per la situazione attuale senza agire per modificarla.

Dal confronto con queste fondazioni e cooperative sono emerse le differenze esistenti tra la realtà comasca e quella napoletana, non solo a livello culturale ma anche a livello economico: a Napoli le idee e i progetti non scarseggiano ma i fondi non sono sufficienti a finanziare tutto, anche a causa del fatto che è difficoltoso attingere a fondi privati e dunque, spesso, si deve contare solo su quelli pubblici; a Como, invece, il problema è opposto in quanto spesso l’offerta è superiore alla domanda.

Un’altra differenza consiste nel fatto che nella città campana le associazioni puntano sul creare una rete così da collaborare per il bene della comunità di cui fanno parte, accantonando inutili rivalità che andrebbero a nuocere ai progetti e dunque anche alle persone; a Como, purtroppo, sulla base della nostra esperienza YouthBank, molto spesso non è così e per questo dovremmo fare tesoro di questi insegnamenti.

In questo viaggio abbiamo anche avuto modo di visitare Napoli e imparare la sua storia e il suo passato grazie alle persone che ci hanno accolto con il loro calore e la loro disponibilità.

“Un’esperienza che ci ha permesso di aprire gli occhi, di scoprire come una realtà possa cambiare in pochi anni con le giuste idee ed iniziative.” – così afferma Rosibel Lopez, YouthBanker. – “Abbiamo scoperto il motivo per cui Napoli era considerata il cuscinetto tra il cielo e l’inferno, metafora per rappresentare il contrasto tra ricchezza e povertà che convivevano (e convivono tuttora) una accanto all’altra nei diversi quartieri della città. Grazie allo sforzo delle persone che hanno perseguito un ideale di inclusione è stato possibile, nonostante le molte difficoltà, abbattere la distanza fra i due mondi”.

Quando ci è stato chiesto cosa ci fosse più piaciuto di Napoli, nessuna di noi ha risposto riferendosi ai monumenti o alle zone della città che abbiamo visitato, quanto più allo scambio umano e culturale che abbiamo avuto l’onore di sperimentare: grazie a Napoli torniamo arricchite e cresciute, portandoci a casa insegnamenti che avremo modo di utilizzare all’interno della YouthBank, ma anche nella vita.

 

Un grazie speciale va a Monica Taborelli, direttrice della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, Angelo Porro, presidente della BCC di Cantù, Enrico Fagetti, presidente della Fondazione Fagetti e a Giacomo Castiglioni, rappresentante dell’omonimo fondo, che ci hanno permesso di vivere questa esperienza, ma soprattutto dobbiamo ringraziare i coordinatori – Alessio Sala Tenna, Amina Pizzala, Greta Iottini e Domenico Nappi – per aver avuto fiducia in noi e averci dato questa possibilità unica. Da anni ormai ci seguono in questo nostro percorso di crescita costante e sono sempre al nostro fianco, insegnandoci giorno dopo giorno qualcosa di nuovo e continuando a dimostrarci quanto credono nel progetto della YouthBank, ma soprattutto quanto credono in noi. Da rapporto strettamente professionale sono riusciti ad instaurare un legame di fiducia, complicità ed affetto che non deve essere dato per scontato.

È stata una splendida esperienza, e lo è stata grazie a loro.

 

Le youthbanker: Alessia Piatti, Sofia Carugati, Diletta Massar, Sabina Borgnetto e Rosibel Lopez

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